Immagine costruita su analisi elaborata e condivisa dagli allievi del Liceo scientifico statale "G. Peano" di Monterotondo (RM) |
L’Europa: il nostro continente
In Europa vivono oltre 700 milioni di persone di cui 500 nell'Unione europea.
Gli europei non condividono soltanto un continente ma, anche la loro storia. La filosofia greca, l’Impero romano, il Cristianesimo, la Riforma e l’Illuminismo hanno modellato il nostro modo di pensare, sentire e comportarci fino ai giorni nostri.
Anche le nostre lingue hanno radici comuni; molte parole delle lingue europee derivano infatti dal greco antico e dal latino. Ad esempio: “Europa” deriva dal greco, “unione” dal latino e “democrazia” nuovamente dal greco.
Nel corso dei secoli le nazioni europee hanno combattuto tra loro guerre terribili.
Nel ventesimo secolo due guerre scoppiate in questo continente si diffusero coinvolgendo paesi di tutto il mondo.
Le due “guerre mondiali”, come sono state chiamate, hanno ucciso milioni di persone e hanno impoverito e distrutto l’Europa.
Alla fine della seconda guerra mondiale gli europei si chiesero: com'è possibile impedire il ripetersi di questi terribili eventi? Gli europei potranno mai imparare a collaborare, invece di combattere l’uno contro l’altro?
Una risposta a questi interrogativi venne da due vere e proprie pietre miliari della nostra storia come: “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”, scritto nell'isola di Ventotene nell'agosto del 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, pubblicato da Eugenio Colorni nel gennaio 1944, e il “Progetto di Trattato che istituisce l’Unione Europea”, fortemente voluto da Altiero Spinelli e approvato a larga maggioranza dal Parlamento Europeo il 14 febbraio 1984. Si tratta infatti di due momenti fondamentali nella fine della stagione dilaniante delle guerre e nell'edificazione dell’Europa moderna come continente di scambi, di dialogo e di diritti; un modello che ci ha garantito in questi 70 anni il più lungo ciclo di pace e di convivenza che i nostri popoli abbiano mai conosciuto.
La bandiera dell'Europa -primo elemento della nostra immagine- raffigura dodici stelle dorate disposte in cerchio su campo blu.
Anche se la bandiera viene comunemente associata all'Unione Europea, essa venne inizialmente adottata dal Consiglio d'Europa ed è pensata per rappresentare l'intera Europa geografica e non una particolare organizzazione come la stessa Unione europea o il Consiglio d'Europa. Le stelle sono rappresentate con una punta verso l'alto.
La bandiera venne ufficialmente adottata dall'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, approvando la formale proposta dell'araldo capo irlandese Gerard Slevin, il 25 ottobre 1955 e dal Comitato dei Ministri a Parigi l'8 dicembre dello stesso anno.
I capi di Stato e di governo della Comunità europea nel giugno 1985 a Milano decisero, col beneplacito del Consiglio d'Europa, che la bandiera europea fosse emblema ufficiale anche della CEE.
Infine l'Unione europea, istituita con il trattato di Maastricht nel 1992 dai medesimi membri della Comunità europea, adottò contestualmente anch'essa la bandiera europea con le dodici stelle dorate su campo blu.
Da allora la bandiera rappresenta congiuntamente sia il Consiglio d'Europa, che l'Unione europea.
Dunque abbiamo iniziato con quel simbolo che rappresenta l'Unione europea, quell'unione che per oltre 70 anni ci ha garantito pace e convivenza tra i popoli. Però alla luce delle attuali difficoltà che l'Unione sta attraversando, vista la crescita di forze xenofobe e nazionaliste che si sta verificando in ogni Paese, abbiamo voluto rappresentare il pericolo che stiamo correndo prima ancora che la visione di Spinelli abbia avuto piena attuazione.
Per questo, nella nostra immagine, la bandiera è aperta da una cerniera lampo dalla cui apertura stanno cadendo le tessere di un puzzle che, faticosamente dal quel lontano 1941, si erano unite per dar vita a quella grande comunità che tutti conosciamo.
Per dar forza alla nostra idea abbiamo aggiunto, come ultimo elemento, una raffigurazione del mito di Europa; come sappiamo, Europa, era una giovane e bellissima principessa figlia del re Agenore e di Telefassa sorella di Cadmo, che viveva in Fenicia. Un giorno Zeus, dall'alto del Cielo, notò la bella principessa insieme alle sue ancelle sulla riva del mare, dove Europa amava bagnarsi e cogliere fiori. Zeus si innamorò subito di lei e per non intimorire le fanciulle assunse la forma di un toro bianco mettendosi a pascolare l'erba del prato. Le fanciulle, vedendolo calmo, presero ad accarezzarlo, addirittura Europa gli salì in groppa. Allora il toro spiccò un balzo e cominciò una lunga corsa; Europa era talmente spaventata che non aveva più voce per gridare, si teneva aggrappata forte al toro che dopo ore e ore di cammino arrivò nell'isola di Creta dove finalmente si tramutò in Zeus. Zeus dichiarò il suo amore ad Europa e fece scendere da Cielo le Ore, sue ancelle, e l'unione fu subito celebrata. Da Europa nacquero: Minosse, Radamanto e Sarpedonte.
Nella la nostra immagine, per l'ultimo elemento prospettico, abbiamo dunque usato una rappresentazione di Europa di Max Beckmann dipinto nel 1933; la scelta è caduta su questa opera, fortemente simbolica, in quanto venne dipinta nell'ultimo periodo della Repubblica di Weimar. Nell'asso di tempo tra le due guerre, il mito venne ad assumere il significato di denuncia dei nazismi e del loro tentativo di compiere un ratto d’Europa, inteso come conquista sanguinosa del continente ed espropriazione dei suoi simboli all'interno di un’interpretazione del mito di carattere "ariano", esaltazione di un’Europa bianca di razza pura.
A questa idea dilagante si contrapposero le rappresentazioni di artisti come Max Beckmann che, nel 1933, presentò un’Europa riversa su un toro, questa volta bruno come le camicie dei nazisti; lei è una giovane donna con i capelli corti propri dell’epoca e l’urlo della violenza sul volto, mentre l’animale è rappresentato in tutta l’arroganza e la potenza del nazismo. Il 1933 era lo stesso anno della presa del potere in Germania da parte di Hitler e, ben presto, Beckmann venne classificato come ‘artista degenerato’ e costretto a lasciare il posto di insegnante d’arte.
La nostra speranza è di non correre più un simile pericolo per questo, concludendo, riportiamo l'attenzione sulla cerniera lampo che, oltre ad esser vista mentre sta lacerando la bandiera aprendo la strada a pericoli di disfacimento dell'Unione, noi la vogliamo vedere nell'atto di chiudersi per riconsegnarci una bandiera che ci garantisca ancora quell'unione immaginata e voluta da Spinelli e compagni esuli a Ventotene.
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